La forte attrazione ed il desiderio di conoscere che ha suscitato in noi lo studio dell’astrologia ci ha spinto a produrre un lavoro alla ricerca delle risposte a quelle domande che forse di risposte non ne avranno mai. Abbiamo utilizzato soltanto fonti dirette, come il sondaggio da noi effettuato. Gli aspetti dell’astrologia che abbiamo voluto sviluppare (e che a noi sono sembrati più interessanti) sono (oltre all’aspetto cronologico che abbiamo dovuto curare, essendo questa un’opera a carattere generale) il grande confronto tra l’astrologia ed il Cristianesimo ed il volto dell’astrologia moderna, assai interessante, in quanto considera la conoscenza, la credulità e le risposte della gente all’astrologia stessa
Nel 1930 venne pubblicato a Parigi un libro, La méthode statistique et le bon sens en astrologie scientifique, nel quale l’autore, l’astrologo Paul Choisnard, si proponeva di provare quello che egli chiamava il fatto astrologico, ossia di stabilire una corrispondenza fra l’uomo ed il suo cielo di natività atta a spiegarci la disuguaglianza naturale dei singoli individui.
Choisnard con l’ardore di un autentico pioniere ha lottato per tutta la vita non solo contro la profanazione dell’astrologia da parte di incompetenti,ma pure contro la sua denigrazione da parte degli esponenti della scienza ufficiale.
Non meno meritevole è stata infine la sua opera diretta a riportare alla luce dei tempi nuovi il pensiero astrologico di Tommaso d’Aquino.
Questa opera ha contribuito ad eliminare molti dubbi e timori suscitati negli ambienti religiosi dal rifiorire dell’astrologia.
L’astrologo tedesco von Klöckler, invece, si mosse in tutt’altra direzione, cercando di affermare il carattere sperimentale dell’astrologia.
L’enorme materiale che egli raccolse viene così ad arricchire il patrimonio interpretativo dell’astrologia.
La fisica, specialmente quella nucleare, ha, secondo lui, contribuito a rinsaldare le basi teoriche dell’ astrologia in quanto, indagando sulla struttura dei mondi minuscoli, ne ha dimostrato l’identità con l’intero cosmo. È stata così in gran parte confermata la sostanziale esattezza di molte concezioni d’altri tempi come quelle di Keplero che affermava l’esistenza di rapporti tra cosmo e uomo in analogia con risonanze e vibrazioni musicali.
La prova è comunque del tutto inutile alla divinazione: se sono gli astri a guidare il destino, perché affaticarsi alla ricerca degli atomi?
Vi è in ciò tuttavia una differenza fondamentale fra il pensiero astrologico odierno e quello che ancora qualche decennio fa pareva imporsi incondizionatamente alle menti. Certi astrologhi allora piuttosto numerosi credevano infatti di poter applicare alla vita dell’uomo tali e quali le leggi della meccanica e della fisica celesti senza tener conto del fatto che l’uomo, oltre a far parte dell’insieme fisico e meccanico dell’universo,oltre a sottostare alle leggi della vita organica, è soprattutto un essere munito di anima e spirito.
Ben presto però il pensiero astrologico, non diversamente dal pensiero scientifico in genere, ha cominciato ad allontanarsi decisamente dall’intransigente e unilaterale positivismo, tanto è vero che oggi solo isolati astrologhi osano sostenere le teorie che due o tre decenni or sono sembravano inconfutabili.
In effetti è in questo verso che si è mosso il pensiero degli astrologi odierni; tuttavia si è resa necessaria l’invenzione di un nuovo modo di diffondere l’astrologia nel popolo: ormai moltissima gente legge gli oroscopi, che sono la rubrica più diffusa fra i vari giornali, ma non segue il pensiero astrologico degli ultimi tempi nè si interessa in alcun modo all’influsso degli astri sull’uomo.
Purtroppo per gli astrologi, però, è in continuo aumento il numero delle persone che non credono all’astrologia, sia perché la ritengono una pseudo-scienza, che perché non vedono le profezie astrologiche avverarsi.
Oggi infatti si è registrato un calo delle previsioni che si avverano e la credibilità dei giornali dedicati all’astrologia diminuisce.
Come mai gli astrologi non indovinano più il nostro futuro? Molto probabilmente perché viene chiesto loro di fare le previsioni con parecchi mesi di anticipo indicando periodi ed avvenimenti precisi, cosa difficile, se non impossibile.
C’è da dire tuttavia che a volte i giornalisti astrologi annunciano fatti che effettivamente si verificano: in questo caso tutti gli errori fatti in precedenza vengono prontamente dimenticati.
Ma i sopradetti giornalisti lavorano tutti in buonafede, cercando di prevedere realmente il futuro basandosi sugli astri; al contrario c’è qualcuno che imbroglia i credenti solo per denaro: i cartomanti ed i maghi televisivi.
Questa categoria di falsi astrologi non si basa né sul moto dei pianeti né su altro, ma solo sulla propria fantasia, indubbiamente sufficiente a inventare false profezie.
Di un tipo di maghi infine non ci si dovrebbe assolutamente fidare, e cioè di quelli che richiedono un consulto privato con il cliente: infatti non bisogna dimenticare che il contatto con l’astrologo può avere una profonda influenza sul senso critico di un uomo.
Ma come tutelarsi dai truffatori? Non ci resta che affidarci al nostro buon senso, che, fortunatamente, sbaglia di rado.
Anticamente astronomia e astrologia erano la stessa cosa. In seguito, rimanendo comune la matrice (il cielo e i suoi pianeti), le due discipline si separarono divenendo l’una figlia dell’altra : la prima divenne lo studio degli astri nel loro ambiente, la seconda invece la scienza che si interessa dei rapporti tra i moti celesti e il divenire delle cose terrene e, in particolare, le vicende umane.
Nel corso di questo processo l’astronomia ha assunto un atteggiamento di ostilità verso la propria "madre" rinnegandola ed abbandonando le proprie premesse religiose e metafisiche.
Con l’acuirsi delle capacità conoscitive dell’uomo, dalla astrolatria, che è passiva venerazione dei corpi celesti e delle divinità ad essi attribuiti, si passa ad una sempre più sistematica osservazione dei fenomeni fisici per rendersi conto se esiste un rapporto tra i moti degli astri e le vicende dell’uomo. L’astrolatria cede il passo all’astrologia che può svelare i misteri dell’esistenza umana, intesa come fenomeno strettamente legato all’esistenza del cosmo.
Un popolo che visse a nord di Babilonia tramandò la scienza degli astri agli astronomi caldei, i primi di cui si parla nella storia dell’astrologia. Risale a quell’epoca la suddivisione dello zodiaco in dodici parti di trenta gradi ciascuno. Le pratiche divinatorie degli antichi caldei, sviluppatesi all’incirca tre millenni a.C., avevano carattere impersonale, cioè erano rivolte alla sorte collettiva del popolo o a quella del re, suo rappresentante. Il passaggio di tale disciplina in Grecia, invece, segnò la sua trasformazione dal piano complessivo a quello individuale.
Tra le menti geniali che la storia ricordi sono parecchie quelle che si occuparono anche di astrologia.
Ricordiamo senz’altro PITAGORA, il matematico greco che fu uno dei primi a tralasciare la deificazione degli astri per cominciare a studiarli con formule e leggi geometriche basate sui numeri e sulle misure.
Dopo Pitagora, ERACLITO e il grande ARISTOTELE, un altro sapiente, il matematico IPPARCO, nel II secolo a.C., diede un notevole contributo all’astrologia : constatò l’obliquità dell’eclittica, l’eccentricità dell’orbita solare ed altro.
Fu Ipparco il primo che, sulla base della filosofia di PLATONE, che sosteneva che ogni evento sulla terra è in relazione con eventi cosmici, teorizzò la corrispondenza tra singoli settori della circonferenza zodiacale e parti del corpo umano (medicina astrale).
In quell’epoca i temi di natività venivano compilati con intento anche profilattico e medico.
Di questa astrologia ampliata approfittarono gli ebrei che ne introdussero elementi nella cabala, e gli arabi che di lì a poco sarebbero diventati il popolo degli astrologi per eccellenza.
In occidente, invece, e precisamente nella Roma decadente degli ultimi imperatori pagani, nello stesso periodo si diffondeva la ciarlataneria e l’abuso dell’oroscopia per volgari fini di lucro.
A questo punto nella storia dell’astrologia compare un pensatore di statura eccezionale : CLAUDIO TOLOMEO, che pubblicò il Tetrabiblos. Tolomeo può essere considerato un capostipite dell’era moderna , quella cosiddetta tolemaica. Ovunque però cominciavano metodi scientifici e razionali di studio sull’argomento, che si sostituivano ai presupposti mistici utilizzati nell’interpretazione delle forze planetarie in epoca antica e medievale.
L’opposizione all’astrologia si spostava sempre più dal campo religioso a quello scientifico e gli astrologi nel tentativo di legittimare le leggi astrologiche con spiegazioni scientifiche snaturarono l’essenza originaria della disciplina : quella mistica.
Nel quattrocento furono due i nomi illustri che si dedicarono allo studio delle influenze cosmiche : GIROLAMO SAVONAROLA e LEONARDO DA VINCI. In particolare Leonardo da Vinci , che non ignorava l’insegnamento dei primi astrologi, cioè che ogni individuo rappresenti un "mondo in miniatura", studiò approfonditamente il trattato di Tolomeo. Egli si convinse che l’uomo fosse composto di quattro elementi fondamentali : acqua, terra, fuoco e aria, le cui diverse percentuali di presenza determinavano i diversi caratteri.
Nell’Ultima Cena, Leonardo volle rappresentare nei dodici apostoli le dodici costellazioni con il loro carattere tipico impresso nel volto dell’apostolo ospite :
Simeone Ariete
Taddeo Toro
Matteo Gemelli
Filippo Cancro
Giacobbe V. Leone
Tommaso Vergine
Giovanni Bilancia
Giuda Scorpione
Pietro Sagittario
Andrea Capricorno
Giacobbe G. Acquario
Bartolomeo Pesci
Gli apostoli, poi, sono divisi in quattro gruppi di tre, esattamente come i segni zodiacali sono raggruppati per tre sotto ogni elemento, mentre Gesù, al centro dell’affresco, domina la scena e rappresenta il Sole.
Nel Rinascimento e ancora più nel Seicento l’astrologia decade perché è sottoposta all’influsso delle scienze naturali che ne segnano il cammino e lo sviluppo. L’evoluzione da quella astrologia mistica medioevale, che vedeva l’uomo come un organismo in continua tensione verso l’universalità dello spirito e verso l’intima perfezione, a una astrologia razionale è evidente se si tengono presenti due fatti cruciali : la pubblicazione dell’opera di COPERNICO , che rivoluzionava il sistema tolemaico, che vedeva l’uomo al centro dell’Universo, e la scoperta dell’America nel 1492 da parte di Cristoforo Colombo.
Nel cinquecento astrologia e astronomia venivano insegnate nelle stesse sedi della matematica, della fisica , della medicina e della filosofia. E’ noto che nel seicento lo stesso GALILEO GALILEI si dedicò all’astrologia e compilò diversi "profili di natalità" di personaggi influenti, e KEPLERO, considerato colpevole di aver ridotto l’astrologia a un arido elenco di leggi astronomiche, di fatto auspicò, in un suo scritto, il ritorno dell’astrologia alla sua natura originaria di scienza-arte. Egli descrisse in quale modo si concretizzino i rapporti tra uomo e cosmo, sostenendo la teoria secondo la quale i corpi celesti irradiano un elemento che incontrando nello spazio un altro elemento o corpo adatto ad assorbirlo, produce calore, umidità o altro fenomeno a secondo della natura del corpo irradiante.
In quel periodo papi, principi e uomini di stato non prendevano decisioni senza aver prima consultato le stelle. Nonostante l’opera di Filippo MELANTONE, collaboratore di Lutero, il quale sosteneva che il corpo era composto dagli stessi elementi che formano la natura e che gli influssi astrali si ripercuotono sulle emozioni e sulle azioni delle persone, in questo periodo ci fu un arresto sulla strada della conoscenza, come se l’uomo, spaventato dal cammino percorso dalla ricerca scientifica avesse deciso di fermarsi.
In tutta Europa sorsero circoli mistici e società teosofiche, tra cui la confraternita dei "Cavalieri della Rosacroce" che si riproponeva di ritornare all’armonia primitiva e universale attraverso la fusione con il cosmo. Giordano Bruno sostenne che in ogni uomo si contemplava un universo. Questo ritorno all’astrologia delle origini fu sostenuto dal movimento rosacrociano fino a che un’ala del movimento non cominciò a inserire nella dottrina elementi estranei al cristianesimo, per esempio filosofia e religione indiana. Il movimento fu accusato di occultismo e l’astrologia piombò nella ciarlataneria. Il medico PARACELSO curò, con l’astrologia, alcuni disturbi che oggi definiremmo psicosomatici, sostenendo che alcune malattie colpiscono il "corpo invisibile" in relazione con le forze cosmiche.
La tendenza al ritorno al misticismo del passato, però, fu contrastata dall’Illuminismo, che si batté in favore del razionalismo in favore del in tutti i campi del sapere. Solo dopo l’età napoleonica, con il Romanticismo, si tentò un ritorno agli antichi valori , ma il fenomeno fu contrastato dalla Riforma. Il grande romantico GOETHE si interessò di astrologia , accennando nei suoi scritti all’influenza che gli astri hanno sulla vita umana. Lo scrittore sostenne che l’uomo e il suo universo sono solo una piccola area nell’immensità del cosmo.
Insieme a Goethe, anche il filosofo romantico Federico Guglielmo SCHELLING, rivalutando le tradizionali concezioni cosmologiche, cercò di dimostrare il concetto di unità tra Dio, l’uomo e l’universo.
L’idea di Schelling di una "scienza universale" apparve una utopia e gli studiosi di astrologia dovettero scegliete tra fede e scienza.
Ai nostri giorni è possibile accostarsi all’astrologia in due modi : da una parte c’è la tradizione del francese Paul CHOISNARD, che si propose di stabilire una relazione tra l’uomo e il suo cielo di natività per spiegare la diseguaglianza naturale tra gli individui. Egli constatò, tra l’altro, che gli ascendenti dei "geni" sono spesso segni d’aria.
Dall’altra parte c’è un approccio scientifico che lega l’astrologia alla matematica, alla statistica alla fisica e alla biologia. Le leggi cicliche dei processi biologici renderebbero evidente la relazione con i cicli degli astri e la fisica nucleare, studiando il movimento degli atomi e mettendolo in relazione con i movimenti astrali, rinsalderebbe le basi teoriche dell’astrologia.
Alla biologia e alla fisica si affianca poi la psicologia, soprattutto quella di Carlo Gustavo JOUNG, studioso tedesco, che si rifà ai concetti di inconscio collettivo (ovvero memoria ed esperienza millenaria comune al patrimonio genetico umano), e di corrispondenza tra determinati tipi umani e relative situazioni astrali.
Tanto fu tenuta a distanza dalla Chiesa in Occidente, quanto invece in Oriente l’astrologia fu riconosciuta e professata.
Mentre nei primi secoli (VIII-XI sec. d.C.) in Occidente era considerata una scienza "volgare", a Bisanzio essa trovava applicazioni teoriche e pratiche : l’imperatore Manuele Camneo fece istituire una cattedra di astrologia nell’università della capitale nell’ambito dell’Islam il matematico e astronomo ALBATENIO concepì un sistema di case dell’oroscopo.
Prima ancora, però, di questa distinzione tra astrologia occidentale e orientale, lo studio degli influssi astrali aveva una unica matrice dalla quale si sono originate le discipline cinese, dei Maya dell’America precolombiana e occidentale. Ci sono profonde analogie tra i vari organi del corpo e i loro rapporti con gli astri nel calendario zodiacale cinese, in quello maya e in quello dell’Europa medioevale. In principio doveva esserci stato un vivace scambio culturale tra la prima civiltà cinese, quella babilonese e quella delle popolazioni maya (si tenga presente che anticamente i continenti erano uniti, perciò i popoli dell’America precolombiana dovevano per forza aver avuto contatti con i popoli asiatici da una parte e africani dall’altra).
Il significato che la parola "astrologia" aveva in greco era in tutto e per tutto identico a quello di "astronomia". Infatti alle origini l’astrologia e l’astronomia procedettero di pari passo, senza distinzioni tra l’una e l’altra: si tentava di determinare gli influssi astrali sulla Terra e prevedere avvenimenti futuri o conoscere occulti fatti passati, e contemporaneamente avveniva lo studio delle stelle. Non è un caso che le maggiori scoperte astronomiche del passato (i pianeti visibili ad occhio nudo, la differenziazione dalle stelle del Sole e della Luna, la divisione in costellazioni del cielo) furono effettuate, laddove l’astrologia era una vera e propria religione, dai sacerdoti, che ogni sera scrutavano il cielo. Specie in Mesopotamia gli astrologi, numerosissimi, erano solerti ad annotare ogni avvenimento singolare che concernesse gli astri.
L’astrologia, che poteva contare sull’interessamento di uomini di notevole importanza quali Talete, Aristotele o Pitagora, non rischiò la crisi né alla caduta dell’Impero Assiro-Babilonese, dal quale gli esponenti astrologi si diffusero in tutta Europa, favorendo anzi il suo sviluppo, né quando, nel I° secolo d.C., si differenziarono per la prima volta i due significati che essa aveva.
Le prime grane, poi, non derivarono neppure dalle critiche, ben poche se non inesistenti all’inizio, dei primi astronomi veri e propri, ma addirittura dai Romani che li perseguitarono, non vedendo di buon occhio gli astronomi caldei. I loro oppositori maggiori furono senza dubbio gli aruspici, che vedevano in essi concorrenti temibilissimi; i più illustri risultarono invece personalità quali Cicerone, Tacito e Plinio il Vecchio.
Così gli editti che condannavano l’astrologia fiorirono numerosi e, fra le pene da scontare in caso della sua pratica, fu inserita anche quella capitale, specie per coloro che leggevano negli astri il destino dell’imperatore. Malgrado tutto l’applicazione di tali leggi lasciò alquanto a desiderare e molte furono le trasgressioni. Fra gli scritti condannabili si ricordano l’"Astronomicon" di Marco Manilio o i trattati di Balbilio, volti a conciliare l’aruspicina con l’astrologia, di cui fu fautore anche Seneca. Cosicché, di fronte alla pressione degli astrologi ed alle incertezze giuridico-legislative imperiali, nel 3° secolo d.C. i Romani si convertirono al culto del Sole e la lettura degli astri fu legalizzata, tant’è che Balbilio era divenuto in precedenza anche astrologo dell’Imperatore Nerone.
Nel frattempo tuttavia nasceva il Cristianesimo che entro breve, alla caduta dell’Impero Romano, si sarebbe diffuso ovunque. Durante l’epoca imperiale, i seguaci cristiani, già numerosissimi, cominciarono ad organizzare la loro Chiesa, ma non ebbero modo di contrastare la religione degli astri sinché subirono persecuzioni, costretti perciò a praticare il proprio culto in gran segreto. Sin dal 4° secolo d.C., però, con l’anatema "Contra Astrologos" del Concilio di Laodicea, la Chiesa intraprese la battaglia contro quella che era, ed è considerata tuttora, un’arte diabolica. Seguirono poi altri Concilii (nel 400 a Toledo, nel 561 a Praga) durante i quali furono stilate altre condanne religiose nei suoi riguardi. Del resto il principio ecclesiastico del Libero Arbitrio veniva gravemente minato dall’astrologia e non si poteva tollerare che i cristiani si facessero predire tramite le stelle il destino e che da esse si lasciassero influenzare. La fase più cruenta della lotta fra astrologi e cattolici si consumò senza dubbio nel corso del Medioevo, quando fu chiaro che quella pratica aveva sin troppi seguaci in ogni ceto sociale ed era anche implicata in tutte le classi lavoratrici (i medici, ad esempio, ne facevano largo uso). La Chiesa, che disponeva anche di un enorme potere temporale, oltre ad uno smisurato potere spirituale su ogni uomo, approfittò di ciò, ne abusò addirittura, e le perseguitazioni nei riguardi degli astrologi fioccarono. Si ricorda a titolo di esempio Cecco d’Ascoli, insegnante universitario a Bologna, condannato al rogo a Firenze nel 1327 per eresia astrologica. Paradossale che nella stessa epoca fossero diversi i cattolici, anche di più grande levatura, a cercare un compromesso con l’arte del divinare, più che altro essendosi resi conto della difficoltà nel debellarla, dato l’ingente numero di seguaci che tale pratica aveva allora. San Tommaso, come Dante avrebbe fatto in futuro, concedeva che il carattere dell’uomo dipendesse dagli astri, ma che il suo volere ne fosse assolutamente libero ed indipendente, mentre altri ammettevano che le stelle indicassero il suo destino, senza poterlo tuttavia determinare.
L’astronomia era intanto in stato di stallo e con essa tutta la scienza, sviluppata validamente solo dagli Arabi che tuttavia consideravano tale anche l’astrologia. In occidente ciò era dovuto proprio alla Chiesa Cattolica che adombrava ed amministrava a proprio piacimento ogni campo amministrato dall’uomo. Tuttavia già essa andava perdendo influenza e, per quanto ne avesse ancora molta, non poté evitare che già alla fine del Medioevo e in misura maggiore durante tutto il Rinascimento, gli astrologi fossero reclutati da principi e condottieri. Rodrigo Faleiro fu compagno di viaggio di Magellano, Nostradamus assieme a Cosimo Ruggieri e Marsilio Ficino furono alla corte dei Medici, Caffarel consigliere intimo di Richelieu e così via. Il divinare risultò in questo periodo talmente libero e sfrenato che Ambrogio Varese osò predire il giorno della morte di Innocenzo VIII senza venir punito in alcun modo, sbagliando solo di pochi giorni. Addirittura anche illustri scienziati del tempo quali Keplero o Galileo, chi per celia, chi per danaro, avevano tratto vari oroscopi. V’era poi chi non si interessava a predire il futuro, ma studiava solo la geometria applicata all’astrologia, come Bonaventura Cavalieri.
Anche allora comunque non mancarono gli oppositori dell’astrologia che prendevano il posto della Chiesa la quale rischiava la contaminazione di tale pratica (ne sono testimonianza diversi monumenti e dipinti sacri). I maggiori fra essi furono Geminiano Montanari che attaccò senza alcun riguardo l’arte del divinare, specie nella sua "Astrologia convinta di falso", e Pico della Mirandola nella sua monumentale opera "Contra Astrologos". Il primo era stato talmente minuzioso e preciso nella sua polemica che aveva confrontato tutti gli avvenimenti passati con gli aspetti celesti, realizzando che i pochi fatti indovinati dagli astrologi erano solo frutto di fortunate coincidenze. Pico della Mirandola, invece, essendo sempre stato molto affascinato dall’occultismo e dalle arti magiche, scrisse una critica senz’altro più tenue nei riguardi di qualcosa intorno alla quale ruota da sempre un certo alone di mistero. Sembra che egli morì poi nello stesso giorno e nella stessa ora predettagli dall’astrologo Bellanti.
Malgrado tutto l’importanza dell’astrologia per i Rinascimentali restava tale che ognuno probabilmente conosceva alla perfezione i simboli astrologici.
Ma proprio sul finire del Rinascimento tale pratica subì un duro colpo da parte della scienza che aveva in Galileo Galilei uno dei maggiori condottieri, per quanto anch’egli si fosse divertito con gli oroscopi. Fu egli infatti ad introdurre il metodo sperimentale, da utilizzarsi in ogni materia scientifica. Fu difficile per gli astrologi convivervi: la loro arte non aveva infatti nulla di sperimentabile, perché le predizioni non venivano mai date per il giorno dopo o per pochi istanti dopo e ciò incrementava la quantità di scetticismo che l’accompagnava alla fine del 16° secolo, destinata per altro ad aumentare ancora con l’affermarsi ovunque del metodo galileiano. È quanto meno paradossale che Galileo venisse poi condannato per le sue idee sull’eliocentrismo dell’Universo, avendo aiutato a sconfiggere la "diabolica" pratica.
A dare il colpo di grazia all’astrologia classica fu infine la sua parente stretta, l’astronomia. Infatti, con la scoperta di Urano e di Nettuno furono sconvolti gli schemi millenari secondo i quali il numero 7 dovesse rimanere tale per indicare gli astri che non fossero stelle e benché qualcuno abbia tentato di riparare allo scompiglio creatosi eliminando dalla numerazione la Luna ed il Sole, l’astrologia classica scomparve sul finire del 19° secolo.
Millantatori della credulità popolare per alcuni, egregi studiosi per altri, gli astrologi tutt’ora sono uomini di una certa influenza, in una società in realtà desiderosa di riscoprire la misticità dell’occulto.
Secondo un sondaggio effettuato entro ogni fascia d’età, su 360 interpellati circa 1/3 ha risposto positivamente alla domanda "Credi all’astrologia?".
In particolare 39 di essi si dicono testimoni dell’avverarsi dei rispettivi oroscopi ed un altro buon numero, 37, ritengono l’astrologia una scienza a tutti gli effetti.
Meno sono coloro che (ma è una motivazione debole), credono all’astrologia perché di moda; altri 39 per motivi vari.
Il fatto che molta importanza si dia agli oroscopi, veritieri per molti, ha indotto questo gruppo di lavoro a selezionare un "tester" che si sincerasse della reale validità di uno di questi oroscopi, numerosissimi sulla carta stampata come nelle rubriche radio e televisive. È emerso chiaramente subito: chissà, tali predizioni potrebbero essere pur vere se solo fosse possibile interpretarle. Ad esempio, cosa si intende per "contrasti marziani"? E come dovrebbe sentirsi un uomo più "inventivo"? Magari tale oroscopo andrebbe bene per un ufologo o un artista, ma una "normale" persona ha più difficoltà nel consultarlo. Perciò è proprio l’oscurità di tali predizioni, in cui i più ingenui e visionari riportano le proprie esperienze, a causare parecchio scetticismo. Comunque, alla fine il nostro tester è più o meno in grado di portare a termine il proprio compito. Si scopre allora che, oltre a divinazioni ambigue o totalmente errate, ve ne sono alcune che possono essere considerate valide. Salvo poi verificare che i risultati dello studio sono del tutto soggettivi: per individui dello stesso segno, oroscopi, interpretabili, identici, hanno validità differente, dunque tutti quelli che circolano, proprio perché non fatti su misura per ogni uomo, sono senza dubbio buoni solo a riempire gli spazi altrimenti inutilizzabli dei mass-media.
Sul fatto che l’astrologia sia una scienza perfetta si può poi facilmente controbattere: innanzitutto la divisione della sfera celeste in costellazioni (immagini mitologiche pressoché tutte), è del tutto arbitraria: le stelle possono essere raggruppate tranquillamente in modo differente, tanto più che risulta difficile determinare nella propria mente la figura che, pare, esse dovrebbero rappresentare. Semmai, più che per predire il futuro, le costellazioni sono valide per la divisione pratica del cielo da cui risalire facilmente agli oggetti celesti studiati da astronomi ed astrofili.
Soprattutto poi c’è da chiedersi come gli astrologi potessero sfruttare gli influssi dei pianeti se non li si conoscevano un tempo tutti e nove e se è vero che era considerato immutabile il loro vecchio numero, sette, che addirittura escludeva la Terra e comprendeva invece due oggetti astrali non pianeti (!), la Luna ed il Sole. Come mai allora Plutone, Urano e Nettuno, sconosciuti ai fondatori del divinare, sono oggi anch’essi adoperati dagli indovini? Se costoro si giustificano escludendo dalla numerazione i non pianeti una volta utilizzati, allora dovrebbero considerare false, come non fanno, contraddicendosi ancora, tutte le predizioni effettuate nell’antichità. Infine, al contrario che in ogni scienza perfetta, nell’astrologia è impossibile utilizzare il metodo sperimentale e ciò fa non solo crollare definitivamente la motivazione addotta al quesito del sondaggio, ma sbugiarda in definitiva coloro che a tale pratica pseudodivinatoria si applicano.